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  • Immagine del redattoreLuca Bello

Apertura dell'ambulatorio vulvodinia presso il CeMuSS

Da qualche mese, attraverso i media, sono emerse più vivacemente le richieste delle donne italiane affette da dolore pelvico cronico per un accesso più agevole all’iter diagnostico e conseguentemente alla terapia del dolore sotteso a queste patologie. Queste sono malattie croniche invalidanti che in Italia colpiscono una persona su sette ma che per il sistema sanitario sono praticamente invisibili, malattie che rendono impossibili le azioni più scontate della quotidianità, come sedersi e accavallare le gambe.

Video da: https://youtube.com/clip/UgkxZUhknWU_qWv495Bn1jXPXBavDwuUcDnj


Il dolore pelvico è un dolore di tipo neuropatico con sensazioni di spilli, bruciore, scariche elettriche, formicolio, prurito incoercibile nell’area pelvica, con possibili irradiazioni ai genitali esterni, alla regione lombare, all’osso sacro e alla radice delle cosce. Le donne che ne soffrono fanno fatica a trovare medici specialisti capaci di effettuare diagnosi tempestive e avviare un protocollo di cure con conseguente cronicità e peggioramento della qualità della vita.


Recentemente è stata depositata alla Camera dei deputati ed al Senato della Repubblica una Proposta di Legge per il riconoscimento di vulvodinia e neuropatia del pudendo come malattie invalidanti e per il loro inserimento nei LEA.


Quali sono le cause di questi disturbi? Possono essere singole, multiple, dovute all’età (o no: alcuni sintomi sono uguali sia in età fertile che in menopausa, anche se sono dovuti a cause diverse), o a qualche patologia sistemica (neuropatia del pudendo, fibromialgia, endometriosi). Il dolore può essere localizzato a tutta la pelvi, profondo (dispareunia profonda), o superficiale (vulvodinia).


La vulvodinia è una patologia cronica molto diffusa, che colpisce ben 1 donna ogni 6, nonostante sia ancora spesso misconosciuta dal personale medico e dalla società. Viene definita in letteratura come “dolore vulvare che persiste per più di tre mesi” e si presenta con dolore, bruciore, prurito, peso pelvico, disturbi urinari, taglietti o sensazione di abrasioni vulvari fino anche a sensazione di spilli, impossibilità a sedersi o sensazione di scosse elettriche, sintomi che variano da persona a persona. La vulvodinia colpisce spesso chi soffre anche di IBS – sindrome dell’intestino irritabile, endometriosi o cistite interstiziale, chi è soggetto a candidosi o cistiti ricorrenti o chi ha un assottigliamento delle mucose vulvari per ragioni ormonali.


In molti casi la difficoltà nel diagnosticare rapidamente il disturbo è legata alla complessa anatomia dell’area, un labirinto di muscoli, nervi e ossa con funzione di protezione e di sostegno per vescica, intestino e organi sessuali. Il ritardo nella diagnosi di queste patologie deriva dalla scarsa conoscenza dell'innervazione, dell’anatomia e della fisiopatologia di questa zona, e dalla mancanza di un approccio interdisciplinare. Sono ritardi che si ripercuotono sulla vita delle donne che soffrono di queste malattie e che spesso hanno conseguenze non solo sulla salute fisica, ma anche su quella psicologica e sociale.


Importante è quindi la diagnosi precoce, che deve essere affidata a professionisti qualificati, che abbiano la capacità di interconnettersi con altre figure professionali per garantire alla donna una presa in carico a 360 gradi. A causa della sua eziologia multifattoriale, è assolutamente necessario un approccio multidisciplinare per trattare il dolore pelvico cronico in tutte le sue declinazioni. La terapia deve essere mirata, adeguata, e spesso multipla (medica, riabilitativa, chirurgica, psicologica).


Al CeMuSS abbiamo iniziato a cercare di dare una risposta a queste donne. Dal 6 dicembre 2022 abbiamo affiancato agli ambulatori già presenti per le Infezioni Sessualmente Trasmissibili/HIV e l’ambulatorio per la prevenzione e la cura delle MGF anche un ambulatorio dedicato alle donne con vulvodinia. L’accesso prevede la prenotazione via mail con impegnativa del medico di medicina generale per visita ginecologica (previa visita specialistica con diagnosi o sospetto di vulvodinia). Questo permetterà la presa in carico nel SSN delle donne affette da questa patologia e l’accesso ad un percorso di cura multidisciplinare che prevede la collaborazione di vari specialisti già presenti in Azienda e presso il CeMuSS (ginecologo, ostetrica, dermatologo, terapista del dolore, fisiatra, infettivologo, psicologo ed infermiere specializzato).


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