Duecento milioni di donne e giovani nel mondo hanno subito una mutilazione, 4 milioni nel solo 2019. 600 000 di queste donne vivono in Europa e 180 000 sono a rischio 13 paesi di cui si hanno stime. In Italia ci sono circa 2 milioni e mezzo di donne migranti tra cui la percentuale di donne con MGF è molto contenuta, circa il 3%. Se consideriamo le migranti provenienti dai paesi che praticano MGF la proporzione sale enormemente fino al 62%. Solo l’8/15% vengono effettuate per motivi religiosi e non per motivazioni socio-culturali. L’ultima indagine condotta nel corso del 2019 rivela la presenza al primo gennaio 2018 di 87mila donne escisse, di cui 7600 minorenni, ed anche se non esistono statistiche ufficiali sul numero di bambine italiane mutilate negli ultimi anni, si stima che circa tremila siano a rischio ogni anno. Le più a rischio sono le Somale e le Egiziane. La religione non c’entra, certo però se consideriamo che in Egitto è di tradizione Islamica l’80-90% della popolazione e in Somalia il 99% della popolazione, è ovvio che sia una pratica percentualmente più prevalente in quel gruppo. Tuttavia, secondo l’OMS, le MGF sono prevalenti nel 99% delle musulmane, nel 94% delle cristiane e nel 93% delle animiste in Egitto. In Eritrea, dove il 50% della popolazione è cristiana, il tasso di prevalenza delle MGF è dell’89%.
L’Ente pubblico egiziano delle fatwa (Dar Iftaa) ha emanato un editto che rende “peccato” il ricorso alle mutilazioni genitali femminili “La sua diffusione nella penisola arabica ai tempi della nascita della fede islamica era limitata e non ha mai trovato il consenso del profeta che, infatti, non ha applicato questa tradizione alle figlie. È una pratica violenta che danneggia fisicamente e psicologicamente le donne e potrebbe causare la loro morte”. Nonostante il divieto, circa il 92% delle donne e ragazze egiziane tra i 15 e i 49 anni subisce l’infibulazione o l’escissione della clitoride.
In Egitto, il 90% dei casi accertati di MGF è stato compiuto su bambine in età compresa tra 5 e 14 anni. Ma l'età media scende ancora in paesi come Etiopia, Mali e Mauritania, dove metà delle MGF viene praticata su bambine sotto i 5 anni. In Yemen addirittura gli interventi di MGF vengono compiuti in tre quarti dei casi su neonate entro le prime due settimane di vita. In alcune comunità l'escissione può essere praticata anche su donne più adulte, alla vigilia del matrimonio o all'inizio della prima gravidanza, e persino su donne che hanno appena partorito.
Vedi l'approfondimento: Mutilazioni genitali femminili (MGF) | Dr. Luca Bello | Ginecologo Torino (dottlucabello.com)
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