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  • Immagine del redattoreLuca Bello

Cannabis e benessere sessuale femminile



L'utilizzo della Cannabis in medicina è stato a lungo dibattuto: nel 1850, la sostanza faceva parte della Farmacopea Britannica e Statunitense per poi essere rimossa all'inizio del XX secolo in favore di sostanze più sicure e con minore rischio di essere utilizzate impropriamente. In Italia, dal 2003, l'uso della pianta, sotto forma di preparazioni farmaceutiche magistrali, è legale per alleviare i disturbi di alcune gravi malattie. Tuttavia, l'utilizzo terapeutico continua ancora a essere dibattuto poiché le evidenze scientifiche sono estremamente frammentate e non si dispone di dati comparabili tra loro. Infatti, la maggior parte degli studi presenta un numero non elevato di persone e una serie di limiti che riguardano il metodo di conduzione degli studi stessi come, ad esempio, l'uso di prodotti di natura differente (spray, capsule, decotti, ecc.), vie di somministrazione diverse (e quindi un diverso assorbimento nell'organismo) e una descrizione poco chiara degli effetti a lungo termine per la mancanza di controlli successivi nella maggior parte di essi.


Tra gli effetti indesiderati (effetti collaterali) psicologici e neurologici che si possono verificare a seguito dell'assunzione di Cannabis si riscontrano: riduzione della memoria, diminuzione della capacità di pensiero e di soluzione dei problemi, riduzione dei riflessi, alterazione della coordinazione dei movimenti, alterazione del senso del tempo, alterazione della percezione dei colori o dei suoni, alterazioni dell’umore, allucinazioni e psicosi (per dosi elevate). La capacità di guidare o di utilizzare macchinari può essere alterata anche 24 ore dopo l’assunzione. La durata per lungo tempo degli effetti sullo stato psico-fisico di un individuo (fino ad una vera e propria riduzione del quoziente di intelligenza) è particolarmente pronunciata se la sostanza viene assunta mentre il cervello è in via di sviluppo, come avviene durante l'adolescenza.


Cannabis e sessualità




Sono numerose le ricerche scientifiche pronte a smentire l’opinione diffusa secondo la quale la cannabis, e relativi principi attivi, inibirebbero le percezioni e gli stimoli sessuali, determinando un calo della libido. Al contrario sembrerebbe che l’uso di cannabis possa offrire una più intensa e soddisfacente vita sessuale rispetto a chi invece non ne fa uso.

Uno studio pubblicato sul Journal of Sexual Medicine, ha riscontrato come le donne che assumono cannabis con cadenza quotidiana, hanno mediamente 7,1 rapporti sessuali mensili contro i 6 messi in atto dalle donne che al contrario non ne fanno uso. Allo stesso modo gli uomini assuntori quotidiani di marijuana hanno in media 6,9 rapporti sessuali al mese contro i 5,6 di chi invece non ne fa uso alcuno.

Di recente Palamar et al hanno valutato gli effetti sessuali della marijuana, di ecstasy e del consumo di alcol in una piccola coorte di uomini e donne di età fra 18 e 25aa, scoprendo che la maggior parte degli utilizzatori di marijuana ha riferito di un aumento del piacere sessuale e dell'intensità dell'orgasmo, o di entrambi ed un aumento (o nessun cambiamento) nel desiderio.

Un recente studio americano della Saint Louis University School of Medicine pubblicato su Sexual Mecicine dimostra che l’utilizzo di cannabis migliora la soddisfazione del piacere sessuale femminile: la maggior parte delle donne ha riferito aumento del desiderio, miglioramento dell’orgasmo, e diminuzione del dolore e nessuna variazione in negativo per quanto riguarda la lubrificazione. Le donne che hanno segnalato l’utilizzo di cannabis prima dell’attività sessuale hanno avuto 2,13 probabilità in più di provare un orgasmo soddisfacente rispetto alle donne che non utilizzano cannabis.


Gli endocannabinoidi, strutturalmente simili alla marijuana, sono noti per aiutare a regolare la funzione sessuale. Il recettore cannabinoide, scoperto negli anni '90, è stato mappato in diverse aree del cervello e gioca un ruolo nella funzione sessuale. I cannabinoidi egli endocannabinoidi interagiscono con gli ormoni ed i neuro-trasmettitori che influenzano il comportamento sessuale.


La risposta alla domanda su come la marijuana porti a questi cambiamenti positivi nella funzione sessuale non è nota. È stato postulato che essa porti al miglioramento della funzione sessuale semplicemente abbassando i livelli di stress e ansia, rallentando la percezione temporale, prolungando le sensazioni piacevoli, riducendo le inibizioni sessuali e aumentando la fiducia e la volontà di sperimentare nonché sensazioni come il tatto, l'olfatto, la vista, il gusto e l'udito.

Secondo Halikas et al, le donne che utilizzano marijuana hanno riportato una maggiore sensazione di tatto e aumento del senso di vicinanza fisico quando facendo uso di marijuana prima del rapporto sessuale. Si ipotizza quindi che la marijuana funzioni attraverso una varietà di meccanismi ed interagisca sull’asse ipotalamo-ipofisi-ovaie, che controlla gli ormoni sessuali.


Ci sono recettori per i cannabinoidi nell'ipotalamo (ma sono stati localizzati anche in altre aree del cervello che controllano la funzione sessuale, inclusa la corteccia prefrontale, l’amigdala e l’ippocampo), che regolano il rilascio delle gonadotropine e di ossitocina, entrambi i quali giocano un ruolo importante nel normale funzionamento sessuale. Inoltre, la marijuana ha dimostrato di aumentare i livelli di testosterone, il quale svolge un ruolo importante nella sessualità femminile

La funzione sessuale femminile non è regolata solo dagli ormoni, ma anche mediante neurotrasmettitori ad azione centrale, come dopamina e serotonina.

La dopamina è un modulatore pro-sessuale chiave in condizioni di normale funzione eccitatoria sessuale nella donna. e l’attivazione del recettore del cannabinoide ha dimostrato di migliorare la produzione ed il rilascio di dopamina, che potrebbe essere un altro percorso attraverso il quale la marijuana influisce sulla funzione sessuale. Sebbene ci siano risultati a volte contrastanti, lo studio di Palamar ha dimostrato, che con l’uso di marijuana, la maggioranza delle donne ha percepito un miglioramento dell'esperienza complessiva, con aumento del desiderio, un miglioramento dell’orgasmo ed una diminuzione del dolore.


Cannabis e trattamento del dolore nella donna




Un tempo, i rimedi derivati ​​dalla cannabis erano comunemente prescritti dai medici, in particolare per il sollievo dalle condizioni ginecologiche. Ancora più indietro nella storia, la cannabis era uno dei rimedi più diffusi nel toolkit di erboristi di villaggio, guaritrici e guaritori tribali.

Raramente veniva fumata la cannabis - la maggior parte delle ricette erano per uso orale, vaginale, intranasale, anale e topico.


La riduzione del dolore è uno degli usi terapeutici più comuni per i cannabinoidi. Poiché il tratto riproduttivo può essere una delle principali fonti di dolore, in particolare durante le mestruazioni, l'uso di cannabinoidi potrebbe essere un metodo di sollievo alternativo alla farmacopea ufficiale.

I cannabinoidi affrontano il dolore in due modi: non solo desensibilizzano i nervi che percepiscono il dolore, ma limitano anche l'infiammazione (che spesso contribuisce maggiormente al dolore): il CBD prende di mira lo stesso enzima dell'ibuprofene - riducendo la produzione di prostaglandine infiammatorie che stimolano i crampi dolorosi; ed il THC e il CBD insieme riducono sia l'intensità dei crampi sia il dolore ad essi connesso.


Interessante quindi (oltre all’intensificazione del piacere sessuale), è la prospettiva d’uso dei cannabinoidi (vaginale, rettale, sublinguale, inalatoria) in quelle patologie femminili causate da infiammazione, dolore, tensione muscolare come ad esempio:


#Dolore pelvico cronico





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